L’Avvento tempo
dell’attesa...
L’Avvento è tempo di attesa, di
conversione, di speranza:
- attesa-memoria della prima, umile
venuta del Salvatore nella nostra carne
mortale; attesa supplica dell’ultima,
gloriosa venuta di Cristo, Signore della
storia e Giudice universale;
- conversione, alla quale spesso la
Liturgia di questo tempo invita con la
voce dei profeti e soprattutto di
Giovanni Battista: «Convertitevi, perché
il regno dei cieli è vicino» (Mt 3, 2);
- speranza gioiosa che la salvezza già
operata da Cristo (cf. Rm 8, 24-25) e le
realtà di grazia già presenti nel mondo
giungano alla loro maturazione e
pienezza, per cui la promessa si
tramuterà in possesso, la fede in visione,
e «noi saremo simili a lui e lo vedremo
così come egli è» (1 Gv 3, 2).
La Storia della Corona
d’Avvento...
La disposizione di quattro ceri su una corona
di rami sempre verdi è divenuta il simbolo
dell’Avvento nelle case dei cristiani. La
corona di Avvento, con il progressivo
accendersi delle sue quattro luci, domenica
dopo domenica, fino alla solennità del
Natale, è memoria delle varie tappe della
storia della salvezza prima di Cristo e
simbolo della luce profetica che via via
illuminava la notte dell’attesa fino al sorgere
del Sole di giustizia (cf. Ml 3, 20; Lc 1, 78).
La sua origine va ricercata presso i
Luterani della Germania orientale. La
corona d'Avvento può essere considerata
la continuazione di antichi riti pagani
che si celebravano nel mese di yule
(dicembre) con luci. Nel sec. XVI
divenne simbolo dell'Avvento nelle case
dei cristiani. Questo uso si diffuse
rapidamente presso i protestanti e i
cattolici. Successivamente fu impiantato
anche in America. La corona d'A vvento
è costituita da un grande anello fatto di
fronde d'abete (si usa anche il tasso o il
pino, oppure l'alloro). E sospesa al
soffitto con quattro nastri rossi che
decorano la corona stessa. Può anche
essere collocata su di un tavolo. Attorno
alla corona sono fissati quattro ceri,
posti ad eguale distanza tra di loro. Si
inizia, quindi, ad attendere il Natale con
la prima domenica di Avvento. La
tradizione vuole che essa sia di forma
circolare poiché il cerchio è, fin
dall’antichità, un segno di eternità e
unità. Come l’anello, che è tutto un
continuo, la corona è anche segno di
fedeltà: la fedeltà di Dio alle promesse.
Quindi, la corona dell’Avvento deve
mantenere la sua forma circolare e non
diventare una qualsiasi composizione
floreale, come si tende a fare oggigiorno,
con quattro candele. La corona, che è un
segno di regalità e vittoria, annuncia che
il Bambino che si attende è il re che
vince le tenebre con la sua luce. I rami
sempreverdi dell’abete o del pino che
ornano la corona sono i simboli della
speranza e della vita che non finisce,
eterna appunto. Questi rami richiamano
anche l’entrata di Gesù in Gerusalemme,
accolto come Re e Messia e salutato con
l’agitare di rami. Ancora oggi la liturgia
ambrosiana pone nell’Avvento, il
racconto dell’ingresso trionfale di Gesù
a Gerusalemme. Per ornare la corona si
usano nastri rossi o violetti: rosso o rosa,
simbolo dell’amore di Gesù che diventa
uomo; violetto, segno della penitenza e
della conversione per prepararsi alla sua
venuta. Data la sua origine la corona
d’Avvento ha una funzione soprattutto
religiosa: annuncia l’avvicinarsi del
Natale a tutti coloro che vogliono
prepararsi ad esso. Il consumismo
moderno se ne è impadronito, ne ha
predisposte di tutte le forme e con
materiali diversi, ne ha fatto un motivo
ornamentale natalizio che si trova non
solo nelle case
e nelle chiese, ma anche nei negozi, nelle
piazze, durante i concerti, durante le
feste.
Le quattro candele...
Le quattro candele hanno un loro significato
e vengono accese una per settimana, ogni
domenica, quando la famiglia è riunita. Di
solito l’accensione è riservata ai più piccoli,
proprio perché questa tradizione è nata per
preparare i bambini al Natale:
La prima candela, quella che si accende
la prima domenica di A vvento, si
chiama Candela del Profeta ed è la
candela della speranza. Ci ricorda che
molti secoli prima della nascita di Gesù
ci furono uomini saggi, chiamati profeti,
che predissero la sua venuta al mondo.
Un profeta di nome Michea predisse
perfino che Gesù sarebbe nato a
Betlemme.
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