lunedì 7 dicembre 2015

Gruppo giovani Peraga Pionca Vigonza Codiverno

Che cosa succede quando qualcuno ci delude? È stata questa la domanda che ha dato il via al secondo incontro del gruppo giovani della nostra unità pastorale. Guidati da Anna Maria Barbieri(psicologa) ci siamo dedicati del tempo per approfondire il tema del perdonoPER-DONO, è dunque questa la parola chiave che ci ha spinti a ritrovarci tutti insieme. Noi, un gruppo di giovani di età diverse, con esperienze e stili di vita diversiaccomunati dalla voglia di interrogarci sulla nostra vita e di condividere con gli altri quei pezzetti di quotidianità che la compongono. Che cosa dice, quindi, la parola perdono alla nostra vita? Il perdono è un dono. Un dono che facciamo a noi stessi e all’altro, che porta con sé la diminuzione del risentimento e permette di lasciare andare il rancore, la rabbia e il malessere che la situazione in cui eravamo immersi ci provocava. Il perdono è essere in grado di lasciare andare. Sì, non si perdona se non si lascia andare, perché questo permette all’altro di eliminare il senso di colpa e ristabilisce l’equilibrio della nostra relazione. Il perdono è la meta, il punto di arrivo di un percorso fatto di emozioni. Un percorso che, pur con sfumature diverse, accomuna tutti noi esseri umani. Un percorso che parte dal riconoscere intenzionale l’offesa, che prosegue con la rabbia, con il desiderio di vendetta, con la voglia di evitare un contatto con l’artefice dell’offesa, con la perdita della fiducia, con la paura di soffrire nuovamente, e che si conclude con un progressivo abbandono dei sentimenti negativi e con la presa di coscienza che l’offensore non coincide con l’offesa, non è solo la creatura malvagia che ci ha fatto del male, ma è un semplice essere umano che ha sbagliato. A volte per risolvere in fretta le cose tendiamo ad usare la carta del “perdono condizionato”, ovvero: “Ti perdono se ammetti che hai sbagliato”, ma questo non è perdono, è una via d’uscita facile perché facciamo dipendere la situazione dall’altro, è un sottomettere l’altro e farlo logorare dal senso di colpa, questo è un creare una disparità nella relazione che quindi non potrà più essere una relazione alla pariDobbiamo quindi darci la possibilità di fare questo percorso, dobbiamo  permettere a noi stessi di provare tutte quelle emozioni, e solo allora potremo dire di aver perdonato. 
Perdonare rimane sicuramente una dinamica complessa e non immediata, come giovani stiamo cercando di camminare e crescere assieme con il desiderio di continuare ad essere accompagnati da chi ha percorso un pezzo di strada in più.
Marta



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