venerdì 11 dicembre 2015

Verso la GMG


I giovani della nostra UP hanno accolto con entusiasmo l'invito del Vescovo Claudio a partecipare alla Veglia di Preghiera "Verso la Gmg" di mercoledì 9 dicembre nella Chiesa degli Eremitani. Ad accompagnare questo momento di preghiera, la Croce di San Damiano e l'immagine della Madonna di Loreto, i segni che la nostra Chiesa italiana donerà durante la prossima Gmg ai giovani polacchi.
Prima di raggiungere Cracovia (sede della prossima Gmg), questi due simboli passeranno anche lungo le nostre strade, per accogliere la lode, le attese e le speranze che ciascuno di noi porta nel cuore portando davanti al Signore anche tutti i giovani che si uniranno alla Gmg senza spostarsi da casa, in particolare quei giovani che vivono l'esperienza della sofferenza, della solitudine, dell'incertezza per il proprio futuro.
In processione ci siamo avvicinati alla croce, ci siamo fatti guardare da Gesù affidandogli con profondità e sincerità la nostra vita e quello che portiamo nel cuore. Come ci ha detto il Vescovo Claudio "soltanto guardando Gesù con sguardo profondo può dirci qualcosa, ci parla, non nella superficialità ... perché la sua parola risuoni dobbiamo metterci in relazione con Lui. Siamo troppo deboli per andare nel mondo e per il mondo da soli. Dalla morte di Gesù nasce una vita ... la vita dei credenti all'interno della Comunità. Ciascuno di noi deve farsi carico della Chiesa perché possa accogliere nuovi figli. Dobbiamo costruire pace, fraternità ... se ci riuniamo in Comunità dobbiamo custodire questo germe. Ciascuno di noi deve trovare il suo posto se vuole essere felice". Buon cammino!




Il giorno dopo, giovedì 10 dicembre, questi due simboli della nostra fede, sono stati anche accompagnati nel Carcere Due Palazzi di Padova per "caricarsi" delle preghiere degli "ultimi" da portare alla Gmg e mettere nelle mani di Papa Francesco.



Notiziario 4. Tempo di Avvento, domenica della Carità




La terza candela è chiamata la Candela dei pastori,
candela della gioia,
perché furono i pastori ad adorare
il santo Bambino e a diffondere la lieta notizia.

lunedì 7 dicembre 2015

Gruppo giovani Peraga Pionca Vigonza Codiverno

Che cosa succede quando qualcuno ci delude? È stata questa la domanda che ha dato il via al secondo incontro del gruppo giovani della nostra unità pastorale. Guidati da Anna Maria Barbieri(psicologa) ci siamo dedicati del tempo per approfondire il tema del perdonoPER-DONO, è dunque questa la parola chiave che ci ha spinti a ritrovarci tutti insieme. Noi, un gruppo di giovani di età diverse, con esperienze e stili di vita diversiaccomunati dalla voglia di interrogarci sulla nostra vita e di condividere con gli altri quei pezzetti di quotidianità che la compongono. Che cosa dice, quindi, la parola perdono alla nostra vita? Il perdono è un dono. Un dono che facciamo a noi stessi e all’altro, che porta con sé la diminuzione del risentimento e permette di lasciare andare il rancore, la rabbia e il malessere che la situazione in cui eravamo immersi ci provocava. Il perdono è essere in grado di lasciare andare. Sì, non si perdona se non si lascia andare, perché questo permette all’altro di eliminare il senso di colpa e ristabilisce l’equilibrio della nostra relazione. Il perdono è la meta, il punto di arrivo di un percorso fatto di emozioni. Un percorso che, pur con sfumature diverse, accomuna tutti noi esseri umani. Un percorso che parte dal riconoscere intenzionale l’offesa, che prosegue con la rabbia, con il desiderio di vendetta, con la voglia di evitare un contatto con l’artefice dell’offesa, con la perdita della fiducia, con la paura di soffrire nuovamente, e che si conclude con un progressivo abbandono dei sentimenti negativi e con la presa di coscienza che l’offensore non coincide con l’offesa, non è solo la creatura malvagia che ci ha fatto del male, ma è un semplice essere umano che ha sbagliato. A volte per risolvere in fretta le cose tendiamo ad usare la carta del “perdono condizionato”, ovvero: “Ti perdono se ammetti che hai sbagliato”, ma questo non è perdono, è una via d’uscita facile perché facciamo dipendere la situazione dall’altro, è un sottomettere l’altro e farlo logorare dal senso di colpa, questo è un creare una disparità nella relazione che quindi non potrà più essere una relazione alla pariDobbiamo quindi darci la possibilità di fare questo percorso, dobbiamo  permettere a noi stessi di provare tutte quelle emozioni, e solo allora potremo dire di aver perdonato. 
Perdonare rimane sicuramente una dinamica complessa e non immediata, come giovani stiamo cercando di camminare e crescere assieme con il desiderio di continuare ad essere accompagnati da chi ha percorso un pezzo di strada in più.
Marta